Come possono crescere le aziende boschive a beneficio del patrimonio forestale?

Sabato 28 ottobre, presso Piacenza Expo, si è tenuta l’edizione Forestalia 2017. All’interno della rassegna particolarmente interessante è stato il convegno organizzato dal Crn Ivalsa, intitolato “Valorizzazione del legno-energia e manutenzione del territorio: cosa può fare la piccola e media azienda agro-forestale”.

Il programma dell’incontro ha visto la partecipazione di diversi attori appartenenti alla filiera del settore boschivo, che hanno cercato con la condivisione delle proprie esperienze, di dare una panoramica sulle minacce ed opportunità per chi opera all’interno di questo mercato e soprattutto in risposta all’esigenza di tutelare i boschi dal loro stato di abbandono.

Il patrimonio boschivo italiano

Non tutti sanno che circa un terzo del territorio italiano è ricoperto da boschi (circa 10,9 milioni di ettari, il 34% della superficie del nostro Paese), questo significa secondo i dati pubblicati nell’ ultimo Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio (2015) realizzato dal Corpo Forestale dello Stato in collaborazione con  l’Unità di ricerca per il monitoraggio e pianificazione forestale del Crea, che la superficie forestale nazionale è cresciuta di circa il 6% nell’ultimo decennio.

Questa crescita, è stata favorita per la maggior parte dal progressivo abbandono delle attività agro-silvo- pastorali nelle aree montane e rurali e non come si desidererebbe pensare da una crescita, frutto di una gestione sostenibile e di una attenta attività di pianificazione per lo sviluppo e la salvaguardia di tale patrimonio.

La valorizzazione dei boschi, non solo rappresenta uno strumento fondamentale per la salvaguardia delle biodiversità, nella riduzione dell’inquinamento ambientale (acqua, aria e rischi di dissesto idrogeologico, rischi incendi), ma una ricchezza in termini economici e occupazionali. Un economia stimata intorno ai 230 miliardi di euro (2014).

Quale è l’attuale scenario di mercato?

I proprietari e le aziende del settore boschivo durante il convegno hanno messo in evidenza le difficoltà incontrate nel mercato interno agro – forestale, di poter operare in condizioni di sostenibilità economica al fine di garantire una capillare manutenzione del patrimonio boschivo. I prezzi del legno e dei prodotti forestali infatti sono ancora troppo bassi per riuscire a raggiungere la giusta marginalità economica, soprattutto per chi opera nel rispetto delle normative tributarie e di sicurezza.

Fattori come la flessione dei prezzi dei combustibili fossili, il cambiamento climatico (inverni più caldi), l’invecchiamento della popolazione (i giovani sono meno inclini all’utilizzo di legna da ardere), il numero di importazioni (la concorrenza estera ha prezzi della legna molto più bassi, le importazioni sono circa il 60% su circa 18 milioni di tonnellate annue) e il rapido affermarsi del pellet (basso costo per l’acquisto degli impianti) stanno determinando una flessione crescente della domanda di legna, a cui si contrappone un incremento dell’offerta.

Quali le possibili alternative per favorire la crescita?

Per garantire il rilancio della gestione forestale sembra essere un passaggio quasi obbligato per chi lavora direttamente i boschi quello di dover catturare e creare una maggior valore,  piuttosto che puntare sull’abbattimento dei costi.

Si è parlato per questo di possibili attività di diversificazione come la produzione di pellet, cippato e altri sottoprodotti del legno come il cippatino, ma l’alternativa migliore in grado di sfruttare l’alto potenziale delle risorse boschive e in grado di rilanciare l’economia agro-forestale potrebbe essere per le imprese, quella di investire direttamente nella produzione di energia elettrica oltre quella termica già collaudata nelle aree montane, attraverso investimenti in impianti di micro-gassificazione finalizzati alla cogenerazione.

Oggi il mercato ha iniziato ad offrire delle proposte di impianti di ultima generazione funzionanti e più efficienti in grado  di ottimizzare al meglio le proprietà delle biomasse lignee rispetto ai primi prototipi lanciati sul mercato.

Investimenti ed incentivi del governo a favore della cogenerazione di energia termica ed elettrica potrebbero favorire forme di autoconsumo e il raggiungimento della maggiore efficienza nello sfruttamento di tutte le componenti delle biomasse e capacità degli impianti per ridurre i costi che da una loro cattiva gestione gravano sull’intera collettività.